Quando la vita scorre e le tappe del ciclo vitale arrivano a scrivere una storia particolare, quella in cui i propri genitori diventano come bambini, si parla di invecchiamento.

E' ancora un altro giorno insieme a te, per restituirti tutto quell’amore che mi hai dato e sorridere del tempo che non sembra mai passato. #SimoneCristicchi, #Sanremo2025
L' etimologia della parola invecchiamento rimanda all'aggettivo e sostantivo maschile (XIII sec.) vecchio, nell'accezione di anziano, logorato o sciupato dall'uso, precedente: i diversi campi di indagine suddividono la conoscenza in tale ambito ponendo attenzione alla geriatria, ovvero l'interesse in ambito prettamente medico e delle patologie degli anziani; la gerontologia, quindi lo studio generico dell'invecchiamento e dei problemi correlati ad esso; la psicogerontologia che studia i cambiamenti psicologici dell'invecchiamento stesso, associati alla valutazione sulla sua stabilità.
All'interno di quest'ultima vengono considerate sia la psicologia dell'invecchiamento che la psicologia della vecchiaia: la prima studia i cambiamenti di comportamento che scaturiscono con il passare dell'età all'interno del ciclo vitale; la seconda descrive le problematicità biologiche, sociali e psicologiche della vecchiaia (Birren e Schroots, 1996)
Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei, ti starò vicino come non ho fatto mai. Rallenteremo il passo se camminerò veloce, parlerò al posto tuo se ti si ferma la voce. #SimoneCristicchi #Sanremo2025
L'invecchiamento può "essere definito come un processo, o un insieme di processi, che hanno luogo in un organismo vivente e che con il passare del tempo ne diminuiscono la probabilità di sopravvivenza" (De Beni R. e Borella E., 2009): si introduce così il concetto di età che, secondo Galimberti (2018) nell'ambito psicologico il termine è da considerarsi nell'accezione di quella cronologica ovvero "il periodo di tempo trascorso dall'individuo a partire dalla sua nascita" (p. 485). De Beni (2009) specifica ulteriormente la differenza tra età biologica o del corpo, quindi "la posizione che la persona assume rispetto alla speranza di vita a seconda della funzionalità dei suoi organi vitali" e l'età psicologica, ovvero "l'età soggettiva che ognuno sente di avere e che viene determinata dalle risposte date alle richieste dall'ambiente": per questo in base al livello funzionale una persona si può reputare giovane o anziana a prescindere dalla sua età cronologica.
Fattori psicosociali che predispongono ad un buon invecchiamento
Si può invecchiare bene? La risposta la possiamo rintracciare all'interno di un presupposto, figlio di alcune ricerche degli autori Schulz e Salthouse (1999), ovvero che alcuni fattori psicologici, sociali e comportamentali favoriscono un buon invecchiamento allungando la speranza di vita: tra essi si elencano l'astenersi dal fumo sia attivo che passivo; seguire una dieta bilanciata che combatta il sovrappeso; una esposizione moderata al sole; l'esercizio fisico costante che favorisce un buon tono dell'umore; consumare moderatamente alcool; spendere del tempo per momenti di svago; dormire almeno 7/8 ore; avere un atteggiamento positivo nei confronti della vita; eseguire regolarmente visite di controllo; vivere in un ambiente domestico sicuro e coltivare relazioni sociali associate ad un ruolo attivo nella comunità di appartenenza.
Nonostante questi presupposti un anziano e la sua famiglia possono dover fare i conti con l'insorgere di alcune malattie croniche, che hanno quindi un inizio lento e una durata lunga, che possono essere sia di carattere fisiologico (come artrite, infiammazioni, osteoporosi, ipertensione, diabete) che neurodegenerative (demenza, morbo di Alzheimer e morbo di Parkinson): tali patologie influiscono sulla funzionalità e sullo stato generale di benessere di chi ne fa esperienza.
In generale quando il potenziale biologico degli esseri umani si indebolisce, come sovente in età adulta avanzata, ci si imbatte nelle diverse forme di fragilità, definita come "una riduzione delle riserve di cui l'individuo dispone e che lo rendono più vulnerabile all'ambiente e meno idoneo a gestire alcuni compiti della quotidianità. Il divenire sempre più fragili e dipendenti è quindi una conseguenza inevitabile per coloro che raggiungono età molto avanzate, in modo particolare per le donne" (De Beni R. e Borella E., 2009).
Quando sarai piccola ti stringerò talmente forte che non avrai paura nemmeno della morte. #SimoneCristicchi #Sanremo2025
Quando si raggiunge l'età della sapienza la persona anziana può con essa fare i conti con la paura di morire, soprattutto se subentrano le diverse patologie che spesso accompagnano questa epoca di vita: la paura della morte si dipinge anche di altre sfumature, come il soffrire fisicamente, di diventare dipendenti e non avere più il controllo sul proprio corpo; il senso di solitudine e di isolamento; la percezione di non esistere più e il senso dell'umiliazione; cosa sarà di chi resta vivo dopo la propria morte; il non riuscire a portare avanti i progetti iniziati e il desiderio di rimanere in vita almeno per poter assistere a determinati eventi del ciclo vitale di chi si ama (Ibidem, 2009), sapendo che l'amore tra chi resta e chi ci lascia sarà impresso nella tenerezza di piccoli gesti eterni, in cui:
Tu mi darai la tua mano, io un bacio sulla fronte. Adesso è tardi, fai la brava buonanotte. #SimoneCristicchi #Sanremo2025
Birren J.E. e Schroots J.F. [1996], History , concepts and theory in the psychology of aging, in Birren e Schaie [1996, 3-23], in De Beni R. (a cura di, 2009), Psicologia dell'invecchiamento, il Mulino, Bologna.
Galimberti U. (2018), Nuovo dizionario di psicologia, psichiatria, psicanalisi, neuroscienze, Feltrinelli, Milano.
Nocentini A. (2010), L'Etimologico, Vocabolario della lingua italiana, Le Monnier, Mondadori Education, Milano.
Schulz R. e Salthouse T.A. [1999] Adult development and aging: myths and emerging realities, III, New York, Prentice Hall, in De Beni R. (a cura di, 2009), Psicologia dell'invecchiamento, il Mulino, Bologna.
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